E’ una stella nascente della scena musicale spagnola, Rosalía Vila, più nota con il solo nome di battesimo, Rosalía. Viene pubblicato proprio in questi giorni il suo secondo album El Mal Querer, un insolito e affascinante mélange di r’n’b, flamenco e musica elettronica, il tutto sottolineato dalla straordinaria voce della giovane musicista catalana.
Fra tradizione e sperimentazione, le undici tracce che compongono l’album si dipanano per circa trenta minuti, capitolo dopo capitolo, trasportandoci in un universo popolato da melodie andaluse e gitane rese straordinariamente contemporanee. Un concept album, a ben vedere, nel corso del quale Rosalía si cimenta in un’ambiziosa mise à jour delle più classiche sonorità latine.
Perfetto biglietto da vista il primo brano dell’album, ovvero, Malamente (Cap. 1 : Augurio). Il pezzo, costruito attorno allo scheletro di un canto popolare, si arricchisce nota dopo nota di sfumature elettroniche, hip hop e drum and bass: un intreccio affascinante e insolito che ci racconta di cattiva sorte, destini spezzati e amori finiti.
Aunque no esté bonita /La noche, Undivé / Voy a salir pa’ la calle/En la manita los aros brillando
En mi piel los corales /Me protejan y me salven / Me iluminen, me guarden /Y por delante
No voy a perder ni un minuto en volver a pensarte, canta Rosalía.
Una chitarra andalusa fa da sfondo alla seconda traccia Que no salga la luna (Cap.2: Boda), brano liberamente ispirato dalla poesia di Lorca, Bodas do Sangre. Un flamenco sensuale, scandito dal ritmo delle nacchere.
Ha accentuate cadenze hip hop il terzo capitolo dell’album, la magnifica Pienso in Tu Mira – (Cap. 3: Celos) , uno degli episodi più interessanti del disco, perfetta dimostrazione delle ambizioni delle sua autrice.
Se infatti non ci si puo’ dire sorpresi dell’appeal esercitato dalle sonorità latine sul pubblico internzionale, e non da oggi, nuovo e insolito risulta invece l’approccio di Rosalía al pop in lingua latina, che abbandona il terreno obsoleto del mainstream per avventurarsi in nuovi sentieri ben più sperimentali.
E cosi’ ecco che che nella settima traccia, Bagdad (Cap. 7 : Liturgia), che è anche uno degli episodi più interessanti dell’album, fa capolino un breve sample di Cry Me a River, celeberrimo cavallo di battaglia di Justin Timberlake, in un brano ipnotico che pare quasi una litania.
Un album complessivamente straordinario, che mette in luce tutto il potenziale di una musicista dal talento indiscutibile. Non è un caso che la giovane catalana sia riuscita ad attirare l’interesse di Arca, produttore venezuelano, già collaboratore di Bjork e di James Blake, da sempre attento alle leve emergenti.
Fra le tracce più significative Di Mi Nombre (Cap. 8 – Liturgia), terzo singolo estratto dall’album, una sorta di tango, ispirato dalla pittura sensuale di Goya.
Ma anche il nono capitolo Nana (Cap. 9: Conception), una ninna nanna ipnotica, sul tema di una maternità non voluta, cantata quasi a cappella.
Un’artista che non mancheremo di seguire, soprattutto in dimensione live.
8/10
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