Fortemente marcato dal movimento #metoo e da tutte le conseguenze che ne sono derivate, il 2018 è stato, ad ogni buon conto, un anno musicalmente ricchissimo. Nuovi nomi e musicisti dalla fama consolidata si sono alternati sui palchi delle sale da concerto, cosi’ come sui piatti degli impianti stereo di un pubblico sempre più attento alla qualità della musica proposta.
Difficile, quindi, stilare delle classifiche, con il rischio di inevitabili dimenticanze, ma Coeurs & Choeurs ha provato a fare una scelta. Ecco il risultato.
In una prospettiva internazionale, ma non solo, l’anno è risultato dominato dalla musica declinata al femminile, e certamente non solo per ottemperare a esigenze di genere. A 53 anni di distanza dal primo album Come My Way, il 2018 ha visto infatti il ritorno alla ribalta di Marianne Faithfull, che con Negative Capability domina incontrastata il nostro best of. Ma, accanto a Marianne, non sfigurano Julia Holter di ritorno con un album bello e sperimentale e Kristin Hersh che con Possible Dust Clouds ci ha regalato 10 tracce punk rock di grande impatto. Le altre musiciste notevoli dell’anno sono Cat Power, Mitski, ma anche la rivelazione colombiana Kali Uchis con il suo bellissimo primo album Isolation, US Girls (nome collettivo per indicare il progetto di pop sperimentale della canadese Meghan Remy) e per chiudere Kasey Musgraves con il suo country rock d’autore.
Il 2018 ha visto anche le conferme di band di chiara fama. E cosi’ possiamo parlarvi del magnifico side project di Justin Vernon aka Bon Iver e del National Aaron Dressner, che ci hanno regalato il meraviglioso lavoro prodotto con il nome Big Red Machine, e del ritorno degli Arctic Monkeys con Tranquility Base Hotel & Casino e degli Interpol con Marauder. Gara a distanza fra i due Radiohead Jonny Greenwood e Thom Yorke che si sono sfidati nella composizione di OST, il primo per The Phantom Thread, ennesima e riuscita collaborazione con Paul Thomas Anderson, il secondo per il remake di Suspiria.
Straordinario e sperimentale l’album dei Low, Double Negative, ancora più convincente in dimensione live. Infine non posso non segnalarvi i francesi Grand Blanc con il loro riuscitissimo Image au Mur e i danesi Iceage che hanno dato un’ulteriore prova del loro talento con Beyondless.
Un nome che non puo’ essere assente da un best of è certamente quello di Kendrick Lamar, ma in un ambito decisamente sperimentale non meno convincenti sono risultati il progetto di Blood Orange e lo straordinario album new-jazz di Kamasi Washington, uno dei nomi da tenere presenti anche nel prossimo futuro.
Best of 2018
1 ) Marianne Faithfull – Negative Capability
2) Big Red Machine – Big Red Machine
3) Julia Holter – Aviary
4) Kristin Hersh – Possible Dust Clouds
5) Arctic Monkeys – Tranquillity Base Hotel & Casino
6) Interpol – Marauder
7) Cat Power – Wanderer
8) Idles – Joy As an Act of Resistance
9 ) Mitski – Be the Cowboy
10) Kali Uchis – Isolation
11) Kendrick Lamar – Black Panther
12) Low – Double Negative
13) Grand Blanc – Image au Mur
14) Jonny Greenwood – The Phantom Thread
15) Thom Yorke – Suspiria
16) Blood Orange – Negro Swan
17) US Girls – In a Poem Unlimited
18) Kacey Musgraves – Golden Hour
19) Kamasi Washington – Heaven and Earth
20) Iceage – Beyondless
Best Live Act
1) Bjork @We love Green
2) Interpol @Salle Pleyel
3) Arctic Monkeys @Le Zenith
4) Bon Iver @Pitchfork
5) The Voidz @Pitchfork
6) Blood Orange @Pitchfork
7) Bauhaus @Bataclan
Special Mention : Bertrand Cantat – Tournée Amor Fati
Best in France:
1) Grand Blanc – Image au Mur
2) Alain Bashung – En Amont
3) Feu! Chatterton – L’oiseleur
Best in Italy:
1) Stella Diana – 57
2) In Her Eye – Change
3) Maria Antonietta – Deluderti
Worst of 2018
1) Muse – Simulation Theory
2) Smashing Pumpkins – Shiny and Oh So Bright, Vol. 1 / LP: No Past. No Future. No Sun.
3) Mumford and Sons – Delta
Low su tutti.
Julia Holter.
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Julia sono andata a vederla mercoledi (per la terza volta!): devo scrivere il live report. È bravissima davvero. Un disco meraviglioso. E si anche i Low. Ma la scelta quest’anno è stata dura. Tanti tanti tanti bei dischi
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Si. Mi piacerebbe leggere della Holter.
Non hai inserito i Dead Can Dance…
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Li ho lasciati fuori per un pelo, ma non ho voluto metterne più di venti. Ho lasciato fuori anche Brian Eno (che amo appassionatamente) e i the voidz !
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I big Red machine non li ho ascoltati. A me è piaciuto molto Marc Ribot con Songs of resistance. Vedrai la mia…
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Molto volentieri ! Aspetto di leggerti !
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Ciao, eccola … sii clemente con me … non so molto bravo a scrivere come te!
https://www.sullamaca.it/musica/__trashed-3/
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Bella classifica ! Hai inserito alcuni album che avrei scelto anch’io se non avessi scelto di limitarmi a 20 titoli. Risha per esempio che mi è piaciuto molto e 7 dei Beach House. E Lanegan.
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Grazie ! Mi fa piacere leggere il tuo commento, quest’anno c’è stato tanto materiale buono, Risha mi è sembrato che sia passato senza troppe segnalazioni. Lanegan con Garwood sono forti, fortissimi.
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