Michael Hutchence e gli INXS. Per chi è stato adolescente negli anni 80 e 90 ed è cresciuto nel mito di MTV si tratta di due nomi importanti. Il primo è quello di uno dei migliori rocker della sua generazione, dotato di una voce inconfondibile e di un’energia incontenibile sul palco, il secondo quello di una band passata alla storia grazie alla composizione di alcuni dei migliori dischi dati alle stampe nei gloriosi eighties nonchè grazie alla qualità delle esibizioni live.
Una storia consumatasi tutta sotto le luci della ribalta, fino alla tragica fine, avvenuta nel novembre del 1997, in una stanza d’hotel di Sydney, il giorno in cui Michael decise di togliersi la vita.
Mystify: Michael Hutchence è un documentario realizzato dall’amico di lunga data Richard Lowenstein e distribuito nei cinema, a dire il vero un poco con il contagocce, per un breve periodo nel luglio del 2019. In attesa della pubblicazione e della messa in vendita del DVD, abbiamo avuto modo di assistere a una proiezione speciale una tantum a Parigi qualche settimana fa, poco prima della quarantena imposta dall’epidemia causata dal virus Covid- 19, della cui durata non abbiamo alcuna contezza.
Ma veniamo al film.
Il lungometraggio ripercorre con delicatezza e umanità le tappe più importanti della vita del musicista australiano anche grazie alla messa a disposizione di immagini inedite e personali, materiale prezioso concesso in uso della famiglia di Michael. Sono cosi menzionati gli anni dell’infanzia, il rapporto con la madre e quello simbiotico con la sorella Tina e il fratello Rhett. Non mancano le testimonianze della fidanzate più o meno famose: è con tenerezza che vediamo scorrere sullo schermo le immagini in superotto girate dallo stesso Hutchence e con protagonista ora una giovanissima Kylie Minogue. Non meno teneri gli scatti che ritraggono la magnifica Michelle Bennett, musa ispiratrice di alcuni dei brani più belli e noti scritti dalla band, basti citare la sublime Never Tear Us Apart.
Il film ci parla ovviamente anche delle debolezze e delle fragilità dell’uomo, il suo rapporto difficile con la fama e il successo, culminate in una profonda depressione a partire dalla metà degli anni 90. Un’agressione in Danimarca procura al musicista australiano una commozione cerebrale che causa un danno permanente all’apparato olfattivo. Inevitabile la fine della lunga relazione con la top model Helena Christensen, il cui posto nel cuore di Michael sarà ben presto preso dalla it girl Paula Yates, all’epoca moglie felice di Sir Bob Geldof e madre delle sue tre figlie.
L’incontro avviene in occasione dell’intervista registrata sul set di Big Breakfast, trasmissione condotta da Paula. Un incontro a dir poco fatale che si risolverà in una relazione breve e travagliata, costellata di scandali amplificati a dismisura dalla stampa britannica. Una situazione complessa aggravata dalla depressione di Michael e dalla crisi seguita alla tiepida accoglienza da parte di critica e pubblico dell’ultimo disco della band, un ingiustamente sottostimato Elegantly Wasted. Una depressione che nemmeno la nascita della figlia Tiger Lily riuscirà a sedare.
Al di là delle vicende private, ovviamente la musica resta la grande protagonista ed è straordinario a quaranta anni di distanza rendersi conto dell’incredibile potenziale della band. Le immagini dei live più importanti scorrono davanti ai nostri occhi, restituendoci il profilo sensuale di un autentico animale da palcoscenico e i suoi movimenti eleganti e felini; sullo sfondo alcuni pezzi entrati a giusto titolo nella storia della musica. Basti citare le splendide I need you tonight, Mystify, Suicide Blonde, per non parlare della produzione vuoi in veste solista vuoi assieme ai Max Q.
Un film bello e delicato, da assaporare minuto dopo minuto, senza dimenticarsi di recuperare subito dopo la discografia di una band imprescindibile.
9,5/10