(recensione): Sade – Diamond Life (Epic Records, 1984)

Sofisticata, elegantissima e con la voce languida e suadente come il velluto, Miss Sade Adu fa il suo trionfale ingresso sulla scena musicale internazionale nel luglio del 1984. E’ infatti il 16 luglio di quell’anno quando la casa discografica Epic Records pubblica Diamond Life, un disco magnifico e prezioso, che anche oggi, e da allora sono trascorsi ben 36 anni, non mostra minimamente il segno del tempo.

Se per semplificare si tende a identificare il progetto Sade con la sua lead singer, in realtà stiamo parlando di un quartetto formatosi a Londra quasi tre anni prima e del quale fanno parte anche il saxofonista  e compositore  Stuart Matthewman, Andrew Hale al pianoforte e al basso Paul S. Denman.

Preludio alla pubblicazione dell’album è quella di due hits da esso estratte, ovvero Your Love is King e la sublime When Am I Going to Make a Living, che per mesi dominano le classifiche del Regno Unito e di tutta Europa, prima di lanciarsi nel gennaio del 1985 alla conquista delle charts americane. Il successo non sarà meno eclatante.

Ma andiamo con ordine.

Algida, abbigliata in total black, con i capelli raccolti in una lunga treccia e con il solo dettaglio delle labbra illuminate da un rossetto rosso fuoco a fare da contrasto, en pendant con uno sfondo altrettanto rosso fuoco, Sade fa capolino nel videoclip promozionale (e bisogna ovviamente tenere presente che siamo in piena era MTV) ricreando l’atmosfera di un night club d’antan.

Le sonorità, raffinate e suadenti, sublimate dal sax di Matthewman e dalla voce vellutata della musicista anglonigeriana, danno vita a una trama originale nella quale nuances r’n’b si mescolano a cadenze jazz e inaspettate venauture folk.  Ciliegina sulla torta, accattivanti melodie pop che rendono il progetto accessibile a un pubblico su larga scala, catapultando miss Adu nel gotha della musica internazionale.

Il secondo singolo estratto dall’album è When Am I Going to Make a Living, brano dal ritmo serrato e cadenzato dalle percussioni di Dave Early e dalla batteria di Paul Cooke. In questo caso il videoclip vede una giovanissima Sade aggirarsi in una Londra Tatcheriana, incerta del futuro e con un successo ancora lontano da venire.

When am I gonna make a living
Ooh, it’s gonna take a while before I give in
See the people fussing and stealing
Too many lies no one is achieving
Haven’t I told you, before
We’re hungry for a life we can’t afford
There’s no end to what you can do
If you give yourself a chance to prove

We’re hungry but we won’t give in

canta Sade, declamando parole nelle quali in molti non faticheranno a riconoscersi anche oggi.

I tesori che si celano in questo straordinario album non si limitano a questo. Terzo titolo estratto, la sublima Smooth Operator è allo stesso tempo un brano musicalmente perfetto e un testo dal sapore cinematografico fra romantic comedy e spy story, magnificamente reso dal videoclip promozionale.

He’s laughing with another girl
And playing with another heart
Placing high stakes, making hearts ache
He’s loved in seven languages
Diamond nights and ruby lights
High in the sky
Heaven help him when he falls

recita la prima strofa del brano.

I momenti intensi si succedono senza soluzione di continuità. E cosi’ ecco la sublime Hang On to Your Love e la malinconica Frankie’s First Affair o la disperata Sally, appellativo dedicato all’Esercito della Salvezza e alla sua rimarchevole attività di sostegno alla parte più disagiata e in difficoltà della nazione, in un alternarsi riuscito fra pene d’amore e critica sociale.

So put your hands together for Sally
She’s the one who cared for him
Put your hands together for Sally
She was there when his luck was running thin
She’s doing our dirty work
She’s the only one who cares
Doing our dirty work
Thirsty world, one angry day, in New York

Un disco che a giusto titolo rientra fra i capolavori degli anni ’80 ma che merita, anche oggi, tutta la nostra attenzione.

9,5/10

 

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